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Erice (Eryx) (Èrici o
U Munti in siciliano) è un comune di 28.880
abitanti della provincia di Trapani, sull'omonimo
Monte Erice era anche il nome di un personaggio
mitologico ucciso da Ercole. Fino alla fine della
seconda guerra mondiale era denominato Monte San
Giuliano.
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Cuore del comune è il
capoluogo che sorge sull'omonimo "monte".
Fino agli anni '30 si chiamava 'Monte San Giuliano'.
Un tempo era uno dei comuni più estesi della
Sicilia, comprendeva infatti territori assai distanti
dal capoluogo: Valderice, Custonaci, Buseto Palizzolo
e San Vito Lo Capo. Diverse le frazioni che completano
il territorio, alle falde della montagna madre (Casa
Santa, Roccaforte, Rigaletta, Tangi, Ballata, Napola,
Pizzolungo, ecc.) A Erice sono rimasti solo poco
più di trecento abitanti, che si decuplicano
nel periodo estivo. Artigianato caratteristico:
ceramica. Dolce tipico: Genovese alla crema, dolce
di pastafrolla con zucchero a velo sulla parte superiore(possibilità
di gustare anche la variante con ricotta) e "Mustaccioli",
antichi biscotti fatti nei conventi di clausura.
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Secondo Tucidide, fu fondata
dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo
avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi;
sempre secondo la leggenda, i Troiani avrebbero
poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa
dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista
da parte dei Romani nel 244 a.C. Virgilio la cita
nell'Eneide, con Enea che la tocca due volte: la
prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo
per i giochi in suo onore. Virgilio nel canto V
racconta che in un'epoca ancora più remota
vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col
gigante Erice, precisamente nel luogo dove poi si
sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete
e l'anziano Entello.
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In antico, insieme a Segesta,
che parrebbe di fondazione coeva, era la città
più importante degli Elimi, in particolare
era il centro in cui si celebravano i riti religiosi.
Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese
Amilcare ne dispose la fortificazione, e di qui
difese Lilibeo. In seguito trasferì parte
degli ericini per la fondazione di Drepanon, l'odierna
Trapani. I Romani vi veneravano la "Venere
Ericina", la prima dea della mitologia romana
a somiglianza della greca Afrodite.
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Scarse, o quasi nulle, sono le
notizie della città e del santuario nel periodo
bizantino, restando comunque economicamente attiva.
Denominata Gebel-Hamed con l'occupazione araba dell'831,
la rocca viene successivamente rinnovata nel periodo
di stabilità normanna con la ristrutturazione
delle antiche porte di età elimo-punica e
l'apertura di tre porte (Trapani,Carmine e Spada)
e la costruzione di un castello nell'area dell'antico
santuario. Conseguentemente ripopolata la nuova
cittadella Monte San Guliano, ribattezzata nel 1167
sempre dai normanni, acquista prestigio anche con
la costruzione di nuovi edifici civili e religiosi.
Da ricordare è anche la poco pacifica convivenza
con i dominatori spagnoli, culminata con una rivolta
popolare assai feroce. Nei secoli successivi si
inseriscono nuovi ordini reigiosi che acquistanto
sempre più potere nell'area trapanese con
un carattere conservatore. Gli interventi urbanistici
si rivedono nell'800 con l'edificazione di nuovi
pallazzi signorili e la ristruttrazione della piazza
centrale, dedicata successivamente ad Umberto I.
La città tende comunque a conservare gelosamente
il fascino di una cittadina medievale.
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A partite dal XVI secolo si svolge
la rappresentazione del misteri in occasione del
Venerdì Santo, emulando quella trapanese,
in misura ridotta ma molto suggestiva. Sostituendo
la rappresentazione scenica teatrale con statue
in legno attorno all'800, i misteri vengono condotti
a spalla, seguendo sempre il percorso originario.
Nel 1934 Monte San Giuliano riprende il nome di
"Erice".
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Dal 1957 si organizza ogni anno,
nel periodo primaverile, una gara automobilistica
di cronoscalata, denominata "Gara in salita
di velocità Monte Erice", per la quale
esistono anche un campionato italiano e un campionato
europeo. Sui tornanti che partono da Valderice e
raggiungono la vetta dell'omonimo monte, sfrecciano
a tutte velocità vetture moderne, storiche,
prototipi da competizione e vettura formula, cirocondati
da sportivi e appassionati e, naturalalmente, da
uno sfondo mozzafiato.
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Dal 1963 è sede del Centro
di cultura scientifica Ettore Majorana, istituito
per iniziativa del professor Antonino Zichichi,
che richiama gli studiosi più qualificati
del mondo per la trattazione scientifica di problemi
che interessano diversi settori: dalla medicina
al diritto, dalla storia all'astronomia, dalla filologia
alla chimica. Per questo è dato attribuito
l'appellativo "città della scienza".
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Nel 1990, a seguito della prima
edizione dell'"Atelier Internazionale di Gastronomia
Molecolare", di cui da allora regolarmente
si tengono convegni annuali, si ebbe il formale
riconoscimento della disciplina della gastronomia
molecolare.
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